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Incompatibilità e limiti del dipendente pubblico: cumulo di impieghi e partita IVA

I dipendenti della Pubblica Amministrazione devono seguire delle regole ben precise per evitare conflitti e incompatibilità sul lavoro. Quali sono i limiti da rispettare se hai un contratto a tempo indeterminato con lo Stato?


Essere dipendente pubblico vuol dire poter accedere a una serie di benefici che difficilmente puoi ottenere se hai contratto con un’azienda privata o hai partita IVA. Ad esempio, puoi chiedere prestiti agevolati NoiPA con una certa semplicità. Ma ci sono anche le incompatibilità del pubblico impiego.

Incompatibilità e limiti del dipendente pubblico: cumulo di impieghi e partita IVA

Se lavori con un’istituzione pubblica – sei dipendente nella sanità, in ospedale, o presso l’istruzione – devi rispettare delle regole ben precise. Tutto ciò avviene per evitare che il tuo lavoro come dipendente dello Stato vada in contrasto con altri impegni. Che magari non sono compatibili.

Questo è ancora più vero se si considera, ad esempio, tutto ciò che riguarda la sicurezza. Quindi l’universo lavorativo delle Forze dell’Ordine, dei Vigili del Fuoco e dei militari. Quali sono, in sintesi, i contorni che definiscono l’incompatibilità del pubblico impiego con altre mansioni o lavori?

Cos’è l’incompatibilità nel pubblico impiego

Il concetto di incompatibilità tra lavoro nella PA, accumulo di posizioni lavorative e altri tipi di incarichi riguarda il divieto (più o meno completo) imposto ai dipendenti dello Stato di svolgere altri lavori.

La base di partenza si trova nella Costituzione Italiana, per la precisione nell’articolo 98. Qui, infatti, si definisce un punto chiaro che fa da apripista all’intera organizzazione dei diritti e dei doveri:

I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.

Costituzione Italiana

Chiaramente si tratta di un principio massimo, poco articolato ma che al tempo stesso detta la linea. Per approfondire l’argomento bisogna consultare il più dettagliato art. 53 sull’incompatibilità pubblico impiego che delinea in modo più approfondito ciò che è vietato e le possibili concessioni.

Da leggere: differenza tra dipendente pubblico e statale

Chi lavora nel pubblico può fare altri lavori?

Spesso, a causa di un’esigenza legata alle necessità economiche, il dipendente pubblico chiede se può fare un secondo lavoro. Ebbene, in linea di massima la risposta è no: chi presta servizio alle dipendenze dello Stato non ha la facoltà di seguire ulteriori linee professionale e non può fare un secondo lavoro. Ma ci sono delle eccezioni e dei punti da approfondire per avere chiara la situazione.

Lavori vietati

Esiste una definizione che chiude le porte a una serie di attività ben specifiche. Vale a dire quelle che entrano in contrasto con la mansione svolta, sia per ruolo che per tempo necessario. In altre parole?

I dipendenti pubblici non possono svolgere impieghi vietati per legge ai lavoratori della pubblica amministrazione, che in qualche modo possono richiedere troppo e mettere in ombra i doveri di ufficio e che entrano in conflitto d’interesse con un pregiudizio chiaro rispetto all’attività svolta. Tutto questo riguarda sia le opere a fine di lucro ma anche quelle pro bono, senza un compenso diretto.

Impegni da concordare

Esiste un margine di movimento per il dipendente statale che vuole svolgere delle attività extra? Ci sono dei ruoli che possono essere concordati con l’amministrazione di riferimento e solo quest’ufficio (neanche altre amministrazioni statali) può dare consenso o meno su cosa e come svolgere.

Alcune opere, soprattutto in determinati ambiti come l’istruzione, sono correlate al lavoro stesso del dipendente. E se non interferiscono con l’orario di lavoro, l’efficienza e gli interessi dello Stato si può chiedere consenso, ottenendo la possibilità di esercitare una seconda professione nel tempo libero, percependo anche dei compensi. La lista delle attività ammesse è delineata nel comma 6 dell’art.53:

  • Collaborazione con giornali, riviste e simili.
  • Creazione di opere dell’ingegno e invenzioni industriali.
  • Partecipazione a convegni e seminari.
  • Incarichi con rimborso delle spese documentate.
  • Funzioni svolte in posizione di aspettativa, comando o fuori ruolo.
  • Incarichi sindacali in aspettativa non retribuita.
  • Attività di formazione diretta ai dipendenti della PA.
  • Docenza e di ricerca scientifica.

Ovviamente, come puoi ben immaginare, è facile ipotizzare che un professore collabori con riviste e siti web didattici, percependo un introito. Perché può svolgere l’attività nel tempo libero a patto che sia allineata al suo ruolo di docente. In ogni caso, i dipendenti pubblici possono avere incarichi retribuiti solo se conferiti o autorizzati dall’amministrazione di appartenenza.

A tal proposito, l’amministrazione ha il dovere di controllare se esistono conflitti di interessi. Solo dopo aver certificato l’assenza di interferenze si può procedere con l’attività lavorativa prevista.

Le funzioni ammesse

Il dipendente pubblico può partecipare a qualsiasi tipo di opere legata al volontariato e cooperative senza scopo di lucro. Sempre a patto che il tutto non sia in contrasto con i tempi del lavoro presso la Pubblica Amministrazione e che non ci sia una qualche forma di conflitto ideologico e tecnico.

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    Il dipendente pubblico può aprire partita IVA?

    Il discorso della partita IVA, quindi della possibilità di svolgere attività professionale insieme a quella del pubblico impiego, dipende sempre dai casi. Una volta aperta partita IVA – o se già è presente al momento dell’assunzione – è giusto comunicarla all’amministrazione e concordare sempre, in via obbligatoria, eventuali impegni lavorativi. Che, come anticipato, devono essere valutati e approvati.

    Il part time può aprire e usare partita IVA come preferisce, per quelli a tempo pieno l’attività non deve essere commerciale, industriale e professionale nel caso di professioni senza un albo. Nel caso dei docenti, la partita IVA deve essere collegata all’insegnamento. Il classico esempio in questi casi è quello del prof. di Economia e Commercio con lo studio di commercialista già avviato.

    Le regole per i dipendenti part-time?

    Per chi ha un contratto di lavoro con la Pubblica Amministrazione, ma le ore non superano il 50% di quelle a tempo pieno, le regole sono meno ferree: si può tranquillamente svolgere un secondo lavoro sempre a patto che non ci siano interferenze con l’attività che si svolge per lo Stato.

    Cosa rischia chi non rispetta le regole?

    Il principio di esclusività rispetto a lavoro autonomo e subordinato in contrasto con il pubblico impiego comporta delle conseguenze per chi non rispetta le regole può incorrere a diverse sanzioni che vanno dall’ammonimento alla restituzione delle somme incassate nel fondo di produttività o equivalenti.

    In alcuni casi, quando si svolge un’azione incompatibile c’è la diffida con obbligo di cessazione dell’attività. Se ciò non avviene decade il contratto di lavoro con la Pubblica Amministrazione.

    Dott. Silvio Parisella

    Sono un agente finanziario specialist inscritto all'albo OAM A4128. Mi occupo di prestiti dal 2005 con particolare attenzione al comparto sanità. Ho finanziato migliaia di medici, infermieri presenti in tutta Italia attraverso i prodotti di Prexta S.p.A. Gruppo Bancario Mediolanum. I contenuti e le opinioni eventualmente espresse all’interno di questo blog non rappresentano né corrispondono necessariamente al punto di vista dell’Azienda per cui lavoro.
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    categoria: Notizie per dipendenti pubblici
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