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Perché in Italia non ci sono medici?

La carenza dei medici e del personale sanitario in Italia è un problema che si trascina da diversi anni. Quali sono le cause di questa condizione così complessa che non si riesce a trovare una soluzione degna di questo nome?


La carenza dei medici in Italia è un problema che da qualche tempo ha conquistato la platea e l’attenzione nazionale. E i numeri che vengono diffusi (ad esempio su la Repubblica) sono importanti: mancano 30.000 medici e 100.000 posti letto in un continuo lavoro di depotenziamento della sanità.

medico

Sono stati chiusi, in 10 anni, 125 ospedali. Nel 2011, tra pubblici e privati, in Italia si contavano 1.120 nosocomi, nel 2021 ne abbiamo 995. Questo diventa un problema se consideriamo che l’Italia è uno dei paesi più vecchi al mondo, con una percentuale di anziani particolarmente elevata. Questo rende necessario un impegno importante in termini di Servizio Sanitario Nazionale che però sembra ridursi.

Blocco del turn over

Perché in Italia mancano i medici? Di sicuro una delle cause che ha portato a questa condizione riguarda le scelte politiche che permettono di gestire il ricambio generazionale negli ospedali.

Secondo i dati dell’OECD (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) l’Italia è il paese con i medici più vecchi, più della metà supera i 55 anni e sarebbe già in età di pensionamento. Per fare un paragone utile, in Gran Bretagna solo il 14% dei medici arriva a quest’età.

Anche il report ufficiale dell’AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) mostra la presenza di carenze importanti per un ricambio generazionale non avviato in molte regioni.

Carenza medici in Italia, quali sono le cause?
Regioni con più di 40.000 professionisti sanitari.

Come leggere questa tabella? Si rapporta il numero degli assunti a quello dei medici che lasciano il posto per ogni anno. Se il valore è maggiore di 100 c’è un ampliamento del personale; se minore si è in presenza di una contrazione dell’organico. Come puoi facilmente notare, soprattutto per le professioni infermieristiche, ci sono dei vuoti importanti che dovrebbero essere colmati.

Da leggere: cessione del quinto per i medici

Errata pianificazione

Soprattutto dal punto di vista degli studi e dell’incentivo alla professione medica. Ci sono indirizzi che vengono presi d’assalto, altri che non si prendono in considerazione a causa di un’errata promozione.

Un esempio su tutti: quello delle professioni infermieristiche, spesso ignorate a favore di lidi più ambiziosi come quelli della medicina specializzata. Ma che restano professioni decisive per la salute.

Licenziamenti volontari

A ridurre il numero dei medici in Italia sono anche le condizioni di lavoro che devono affrontare le professioni sanitarie. Nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e in particolare in alcune regioni problematiche, come la Campania, ci sono delle condizioni di lavoro massacranti che impongono turni lunghi e difficili da sostenere. Questa condizione è causata dal problema del turn over.

Ovvero, mancano le risorse e i medici fuggono dai reparti più impegnativi. Come ad esempio il pronto soccorso. Questo fenomeno alimenta il tema dei medici a gettone, professionisti iscritti a determinate cooperative che sopperiscono turni non superiori alle 12 ore solo su singola richiesta. Risultato?

I medici preferiscono lasciare il posto fisso per intraprendere questa carriera, ben pagata e flessibile. Per i turni più difficili – dalle 8 di sera alle 8 di mattina, nei fine settimana e nei giorni festivi – si possono percepire delle paghe stratosferiche, ecco cosa viene dichiarato al Corriere della Sera:

“La retribuzione è, per un gettone pronto soccorso (codici bianchi e verdi) di 700-900 euro per un turno di 12 ore (60-90 euro l’ora); per un gettone anestesia e rianimazione di 1.200-1.800 euro per un turno di 12 ore (100-150 euro l’ora); per un gettone altri reparti (ortopedia, pediatria, cardiologia…), di 780-1.200 euro per un turno di 12 ore (65-105 euro l’ora)”.

Questo non risolve il problema della carenza dei medici in Italia e crea i presupposti per una sanità pubblica sempre in condizione di emergenza. Soprattutto per quanto riguarda il primo soccorso.

Qui si aggiungono – oltre ai turni difficili – condizioni di pericolo a causa delle aggressioni al personale sanitario (dal 2019 al 2021 oltre 5.000 casi in tutta Italia, il 35% nei pronto soccorso (fonte dati).

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    Esodo delle professioni

    Uno dei fattori più importanti per valutare la carenza dei medici in Italia è il fenomeno dell’esodo verso paesi più generosi dal punto di vista degli stipendi e delle condizioni di lavoro in termini generali.

    Orari di lavoro meno impegnativi, bonus, stipendi alti, facility di ogni tipo: un tempo si accettavano proposte di lavoro in Francia o in Germania, oggi la nuova frontiera dell’esodo medico è quella del Medio Oriente. C’è stata anche un’interrogazione parlamentare europea per affrontare il punto.

    Da maggio 2022 già 800 medici, 600 infermieri e 250 tra fisioterapisti e osteopati hanno lasciato l’Italia per raggiungere l’Arabia Saudita”.

    Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar e Bahrein offrono stipendi da capogiro (fino a 20.000 euro al mese) e condizioni di vita interessanti ai medici specializzati che preferiscono lasciare l’Italia e trasferirsi sul territorio. Da soli o con tutta la famiglia. Questo è un fattore che non possiamo ignorare.

    Dott. Silvio Parisella

    Sono un agente finanziario specialist inscritto all'albo OAM A4128. Mi occupo di prestiti dal 2005 con particolare attenzione al comparto sanità. Ho finanziato migliaia di medici, infermieri presenti in tutta Italia attraverso i prodotti di Prexta S.p.A. Gruppo Bancario Mediolanum. I contenuti e le opinioni eventualmente espresse all’interno di questo blog non rappresentano né corrispondono necessariamente al punto di vista dell’Azienda per cui lavoro.
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    categoria: Notizie per i medici
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