Come funziona la liquidazione dei lavoratori statali con il prestito INPS
Noi sappiamo questo: i dipendenti pubblici tendono a incassare TFS e TFR fino a 5 anni dopo il pensionamento. Non è il massimo per chi vuole godersi il tesoretto accumulato nel corso dei diversi anni trascorsi a versare contributi. Ma oggi c’è la possibilità di velocizzare.
Questa è una novità per i dipendenti pubblici: è possibile avere la liquidazione dei lavoratori statali con il prestito INPS. Infatti, uno dei problemi per i neo pensionati che hanno prestato servizio alle dipendenze dello Stato è il ritardo con cui si incassa il TFS o TFR.

Ritardo che può arrivare fino a cinque anni. Dipende dai parametri con i quali si va in pensione. Ad esempio, chi accumula 62 anni di età e 38 di contributi deve addirittura aspettare cinque anni per poter incassare una somma che spetta di diritto.
Fortunatamente ci sono delle novità: l’INPS – Istituto Nazionale di Previdenza Sociale – anticipa ai dipendenti statali in pensione il loro TFS o TFR. Vale a dire trattamento di fine servizio o rapporto. I vantaggi sono tanti, ecco qualche dettaglio per approfondire.
Come funziona la liquidazione statali
La necessità di pensare alla liquidazione dei dipendenti statali con prestito INPS nasce da un problema: i tempi per ottenere TFS e TFR sono infiniti. Colpa dei provvedimenti presi negli anni precedenti per dare una mano al debito pubblico. Quali sono i tempi necessari?
Oggi puoi incassare subito i primi 50 mila euro della liquidazione maturata, il resto ti viene accreditato nell’arco 24 mesi. Ma chi va in prepensionamento a 62 o 64 anni deve aspettare il 67esimo compleanno prima di avere diritto di iniziare questo percorso.
Il governo Conte ha deciso di dare una possibilità a chi va in pensione: chiedere un prestito bancario. Il decreto per anticipo di TFR e TFS ha confermato da poco l’accordo con l’Associazione delle banche italiane (ABI). Il problema riguarda il costo del prestito che può arrivare anche al 4% per chi deve aspettare di più e vuole incassare la liquidazione.
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Cosa ha deciso l’INPS per l’anticipo?
Da febbraio del 2023, l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale può prestare ai lavoratori pubblici che vanno in pensione le somme pari alla propria liquidazione.
Questo avviene con un tasso dell’1% più spese dello 0,5%. La soluzione rientra all’interno dei fondi per l’anticipo di TFS/TFR che viene concesso in ordine cronologico. Ma ci sono dei limiti legati all’esaurimento dei delle disponibilità economiche stanziate.
Perché fare richiesta del prestito INPS
In primo luogo gli interessi da pagare sono vantaggiosi, sono pensati proprio per risolvere i problemi relativi all’estremo innalzamento dei tassi che avevano reso sconveniente chiedere un anticipo se non c’erano reali necessità di liquidità. Inoltre c’è un altro punto di forza da registrare: si può chiedere tutta la somma e non solo l’anticipo di 50.000 euro.
Di sicuro chi non ha reali esigenze – e può aspettare il tempo necessario per ottenere il dovuto – può comunque evitare di dover pagare l’interesse. Ma non bisogna dimenticare che la liquidazione per statali con prestito INPS permette di bypassare anche i ritardi strutturali che caratterizzano queste pratiche. A prescindere dai tempi standard di attesa.
Chi è escluso da questo circuito
Il consiglio di amministrazione dell’INPS, riunitosi il 9 novembre 2022, ha deciso di integrare in via sperimentale per un triennio la prestazione di anticipazione ordinaria del TFS/TFR a favore degli iscritti. Ma gli anticipi bancari saranno ancora necessari per chi ha un debito contributivo con l’INPS o una cartella in sospeso con l’Agenzia delle Entrate.
Infatti, come ricorda il quotidiano Il Messaggero, i soggetti che rientrano in queste categorie sono esclusi dalla liquidazione per statali con prestito INPS.